tratto da “Le voci di Marrakech – note di un viaggio”, Adelphi 2002 (traduzione italiana a cura di Bruno Nacci)[…]
“Nei suk invece il prezzo che viene detto per primo è un enigma inafferrabile. Nessuno lo conosce in anticipo, neppure il commerciante, perché di prezzi ce ne sono moltissimi, a seconda delle circostanze. Ciascuno di essi si riferisce ad una situazione diversa, a un cliente diverso, a un diverso momento della giornata, a un diverso giorno della settimana. Ci sono prezzi per singoli oggetti e altri per due o più articoli insieme. Ci sono prezzi per stranieri che si fermano in città un giorno soltanto, e altri per stranieri che vivono qui già da tre settimane. Ci sono prezzi per i poveri e prezzi per i ricchi, e i più alti sono naturalmente quelli per i poveri. Vien da pensare che ci siano più varietà di prezzi che varietà di uomini nel mondo.
Ma questo è soltanto l’inizio di una faccenda complicata, del cui esito finale nessuno sa nulla. Qualcuno sostiene che bisogna scendere a circa un terzo del prezzo primitivo, ma questa non è altro che una stima grossolana, una di quelle insipide generalizzazioni con cui ce la si sbriga con coloro che non vogliono o non sono capaci di addentrarsi nelle sottigliezze di questa antichissima procedura.
È gradito che il viavai delle trattative duri una piccola, sostanziosa eternità. Il negoziante si rallegra del tempo che ci concediamo per fare i nostri acquisti. Gli argomenti che mirano alla resa dell’interlocutore han da essere tirati per i capelli, ingarbugliati, insistenti ed eccitanti. Si può essere eloquenti o dignitosi, ma meglio le due cose assieme. La dignità serve a dimostrarsi l’un l’altro che non si dà troppa importanza al comprare e al vendere. L’eloquenza serve ad ammorbidire la risolutezza dell’avversario. Ci sono argomenti che suscitano scherno e nient’altro, altri invece che vanno dritti al cuore. Tutto bisogna tentare prima di cedere. Ma anche quando è giunto il momento di cedere, bisogna farlo all’improvviso e di sorpresa, così che l’avversario rimanga sgomento e ci offra l’opportunità di guardarlo dentro. Alcuni disarmano l’interlocutore con arroganza, altri affascinandolo. Ogni trucco è permesso, un cedimento dell’attenzione è inconcepibile.
Nelle botteghe grandi abbastanza da poterci entrare e gironzolare, il venditore ha l’abitudine, prima di cedere, di consultarsi con un’altra persona. Questo altro, che se ne sta sullo sfondo con aria indifferente, come una specie di capo spirituale dei prezzi, compare sì sulla scena, ma non partecipa personalmente alla trattativa. Ci si rivolge a lui solo per consultarlo sulle ultime decisioni. Ed egli può, per così dire, autorizzare fantastiche variazioni del prezzo, anche contro la volontà del venditore. Ma poiché e’ lui che lo fa, lui che non ha partecipato alla trattativa, nessuno ci ha rimesso nulla”.
tratto da "Elias Canetti, Le voci di Marrakech - note di un viaggio", Adelphi 2002 (traduzione italiana a cura di Bruno Nacci)